La Gioconda
| La Gioconda | |
|---|---|
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| Lingua originale | italiano |
| Genere | Grande opera |
| Musica | Amilcare Ponchielli |
| Libretto | Arrigo Boito (libretto online) |
| Fonti letterarie | Victor Hugo, Angelo, tyran de Padoue |
| Atti | quattro |
| Prima rappr. | 8 aprile 1876 |
| Teatro | Teatro alla Scala, Milano |
| Versioni successive | |
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| Personaggi | |
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| Autografo | Milano, Archivio Ricordi; New York, Pierpont Morgan Library |
La Gioconda è un'opera di Amilcare Ponchielli su libretto di Arrigo Boito (firmatosi con lo pseudonimo e anagramma di Tobia Gorrio).
Genesi
| ]Dopo il debutto dei Lituani, il 7 marzo 1874 alla Scala, Ponchielli si mise in cerca di un nuovo libretto e prese contatto con Arrigo Boito. Il soggetto proposto, il dramma di Victor Hugo Angelo, tyran de Padoue, lasciò in un primo tempo perplesso il compositore, che temeva il raffronto con Il giuramento di Saverio Mercadante, una fortunata riduzione operistica del medesimo soggetto che aveva debuttato alla Scala l'11 maggio 1837. Per qualche tempo egli coltivò pertanto il progetto parallelo di mettere in musica il Piquillo Alliaga di Scribe, la cui riduzione librettistica fu affidata ad Antonio Ghislanzoni.
Boito decise di adattare il soggetto con estrema libertà, introducendo la figura di Barnaba e dando nuova fisionomia a tutti gli altri personaggi. Nel novembre 1874 i primi due atti del libretto erano pronti e Ponchielli si apprestò ad iniziare il lavoro di composizione, pur tra mille dubbi, che lo accompagneranno fino al debutto dell'opera. Nonostante l'ammirazione incondizionata per Boito, Ponchielli riteneva infatti che l'elemento drammatico soverchiasse quello lirico e temeva, di conseguenza, una reazione negativa del pubblico. Egli capiva inoltre che l'audacia drammaturgica e formale di Boito l'avrebbe costretto a modificare il suo stile. Da una lettera del 3 giugno 1875 all'amico musicista Achille Formis:
Le continue richieste di modifiche al libretto erano evase malvolentieri da Boito, già impegnato a portare in scena la nuova versione del suo Mefistofele (Bologna, Comunale, 8 ottobre 1875), tanto che il compositore cremonese cercò, per ottenerle, il tramite dell'editore Ricordi. Il 19 giugno 1875 il primo atto era comunque terminato, sebbene senza orchestrazione, ma Ponchielli - forse per fuggire le proprie paure - si era nel frattempo impegnato a comporre una cantata in onore di Gaetano Donizetti, che fu eseguita a Bergamo il 13 settembre 1875, e ad iniziare la revisione della giovanile Savoiarda che porterà alla Lina.
Ponchielli rimise dunque mano alla Gioconda, ma più la prima si avvicinava, più il panico cresceva. Così scriveva il 31 dicembre a Giulio Ricordi:
Alla conclusione del lavoro mancano solo quattro pezzi: il finale del terzo atto, la Danza delle Ore, il duetto finale del quarto atto e la sinfonia. Il 12 gennaio 1876 l'abbozzo è terminato tranne i ballabili e il preludio. Lo stesso giorno Ponchielli inizia la strumentazione. Ma i dubbi sul già fatto continuano a tormentarlo: il 24 gennaio informa l'editore di voler rivoluzionare il duetto tra Enzo e Barnaba dell'atto primo e che ben difficilmente potrà consegnare l'opera in tempo per eseguirla durante la stagione di carnevale. La Danza delle Ore fu composta a Milano quando le prove di canto erano già iniziate e, secondo una testimonianza, furono accolti alcuni suggerimenti di Luigi Manzotti, coreografo del Ballo Excelsior, musicato da Romualdo Marenco.
Debutto, successive versioni e rappresentazioni
| ]| Ruolo | Vocalità | Interpreti della prima 8 aprile 1876, Teatro alla Scala (direttore Franco Faccio) | Interpreti della seconda versione 18 ottobre 1876, Teatro Rossini (direttore Franco Faccio) | Interpreti della terza versione 24 gennaio 1877, Teatro Apollo (direttore Luigi Mancinelli) | Interpreti della quarta versione 27 novembre 1879, Politeama Genovese (direttore Gialdino Gialdini) |
|---|---|---|---|---|---|
| La Gioconda | soprano | Maddalena Mariani Masi | Maddalena Mariani Masi | Maddalena Mariani Masi | Maddalena Mariani Masi |
| Laura Adorno | mezzosoprano | Marietta Biancolini Rodriguez | Eulalia Kadmina | Filippina von Edelsberg | Flora Mariani De Angelis |
| Alvise Badoèro | basso | Ormondo Maini | Ormondo Maini | Ladislao Miller | Édouard de Reszke |
| La Cieca | contralto | Eufemia Barlani-Dini | Amelia Sbolgi | Amelia Sbolgi | Giuditta Celega |
| Enzo Grimaldo | tenore | Julian Gayarre | Enrico Barbacini | Enrico Barbacini | Francesco Marconi |
| Barnaba | baritono | Gottardo Aldighieri | Giuseppe Kaschmann | Augusto Parboni | Gustavo Moriami |
| Zuàne | basso | Giovanni Battista Cornago | Abulcher Leoni | Achille Cardos | Giacomo Origo |
| Un cantore | Basso | Giovanni Battista Cornago | Abulcher Leoni | Achille Cardos | Giacomo Origo |
| Isèpo | tenore | Amedeo Grazzi | ? | Salvatore De Angelis | Emanuele Dall'Aglio |
| Un pilota | basso | Giovanni Battista Cornago | ? | ? | Giovanni Battista Panari |

Ponchielli, durante le prove, si dichiarò soddisfatto della compagnia, in particolare del basso Maini e del tenore spagnolo Julián Gayarré (noto in Italia come Giuliano Gayarre), prevedendo il successo di quest'ultimo nella romanza del secondo atto Cielo e mar!. Previsione che si avverò, dato che la sera della prima fu questo uno dei due pezzi bissati, insieme al preludio.
L'opera ottenne un vivo successo ma lo spettacolo fu giudicato troppo lungo (l'ultimo atto fu eseguito intorno all'una di notte): il pubblico, infatti, applaudì i primi due atti più degli ultimi due, destinati nel tempo a diventare quelli di maggior successo. Le chiamate degli artisti al proscenio furono 27.

L'opera, che a causa del ritardo nella consegna della partitura chiuse la stagione lirica della Scala, fu rappresentata solo per quattro serate; a maggio Ponchielli era di nuovo al lavoro per modificare le parti che meno l'avevano convinto e per ridurne la durata complessiva. Egli mise mano ai finali del primo e del terzo atto, sostituì il coro d'introduzione e l'aria di Alvise all'inizio del terzo atto (dopo aver pensato di eliminarla), abbinandola ad una nuova romanza di Laura (l'adagio Vita, conflitto - di duolo e d'onta!).
In questa seconda versione andò in scena con successo al Teatro Rossini di Venezia, il 18 ottobre diretta da Faccio.
Nel gennaio 1877 Ponchielli si trasferì a Roma, dove La Gioconda sarebbe dovuta andare in scena al Teatro Apollo (24 gennaio). Durante le prove, il compositore si fece convincere dalla compagnia e dal direttore Luigi Mancinelli ad eliminare la stretta del finale III, chiudendolo con poche battute d'orchestra dopo il cantabile concertato. Con queste modifiche (nuovo cambio del finale del primo atto, rifacimento della prima parte del duetto tra Enzo e Laura e del finalino nel secondo atto, nuova sostituzione dell'aria di Alvise, eliminazione della romanza di Laura e sua sostituzione con un duetto tra marito e moglie all'inizio del terzo atto), l'opera debuttò al Politeama Genovese il 27 novembre 1879, revisionato da Angelo Zanardini e tornò alla Scala quattro anni dopo il debutto, il 12 febbraio 1880, raccogliendo un autentico trionfo con la quinta e definitiva versione con la Mariani Masi, Elvira Demi come Cieca, Elisabeth Leawington come Laura, Francesco Tamagno come Enzo, Francesco Marconi come Isèpo, Gustavo Moriani come Barnaba e Giovanni Ordinas come Alvise e Zuàne/cantore/pilota/barnabotto. Poco per volta Ponchielli era riuscito a trovare la giusta misura e adattare il raffinato ma cerebrale libretto di Boito, alla propria vena musicale più autentica, calda e fluente, rimpiazzando, tagliando e aggiungendo interi episodi.
Ottenne successo anche all'estero, nel 1886 fu rappresentata a Londra e Barcellona, nel 1887 a Bruxelles, a Vienna, a Varsavia, a La Plata in Sudamerica con Gemma Bellincioni nel ruolo di Gioconda, a Smirne e a Nizza con Cesira Bacchiani e Luisa Tetrazzini, diretta da Cleofonte Campanini.
Nel 1909 l'opera fu allestita al Teatro dell'Opera di Roma con un ottimo cast composto da Angelo Masini Pieralli, Giannina Russ, Luisa Garibaldi e Titta Ruffo.
Caratteri drammaturgici e musicali
| ]Con la sua drammaturgia sontuosa, spettacolare, ricca di danze (tra cui la celebre Danza delle ore), effetti e di colpi di scena, La Gioconda è considerata il prodotto più tipico e rappresentativo del genere della grande opera, che il melodramma italiano aveva importato dalla Francia sul modello del grand opéra.
Il libretto di Boito le conferì tuttavia tratti non convenzionali, sia nella versificazione che nel taglio drammaturgico, e un'impronta del tutto originale. Il merito del successo va dunque diviso tra il compositore e il poeta, nonostante la non facile collaborazione da cui l'opera aveva preso vita.
Sottratto alla sua dimensione storica, il dramma di Hugo fu riletto da Boito in chiave simbolica alla luce dell'estetica della scapigliatura. Le inverosimiglianze della vicenda, pertanto, non solo non furono occultate ma vennero inserite in una visione drammaturgica straniata e moderna, ricca di momenti metateatrali: la frenetica forlana bruscamente interrotta da un altro rito, quello sacro della preghiera accompagnata dall'organo; la barcarola intonando la quale Barnaba fa amicizia con i pescatori; la serenata da dietro le quinte la cui popolaresca semplicità fa da sfondo ironico alla scena dell'avvelenamento di Laura; e naturalmente la Danza delle Ore con la quale Alvise intrattiene i suoi ospiti nell'attesa di scioccarli con l'immagine - non meno spettacolare - del presunto cadavere della moglie Laura. E persino la morte diventa esplicita finzione nel momento in cui Gioconda sostituisce l'ampolla col veleno, affinché Laura beva una pozione che la faccia addormentare simulando una morte apparente.
Il lessico dei personaggi sembra prescindere dalla loro estrazione culturale ed è quello, insieme ricercato e asciutto, tipico della poesia di Boito.
La trama è a sua volta condotta da tre autentiche figure di drammaturghi in scena: Barnaba, Alvise e Gioconda, dove quest'ultima s'incarica di disfare i piani degli altri due, nel secondo atto avvisando gli amanti - Laura ed Enzo - dell'agguato predisposto da Barnaba, nel terzo sostituendo l'ampolla, nel quarto preparando la fuga degli innamorati e, infine, negando a Barnaba il suo corpo pugnalandosi a morte.
La figura di Barnaba, il malvagio delatore che Ponchielli descrisse come «una parte odiosa, antipatica, ma originale», anticipa nelle sue trame lo Jago dell'Otello di Verdi, su libretto dello stesso Boito, sia nella funzione drammaturgica che nella sostituzione della canonica aria con un monologo drammatico di forma aperta: O monumento, così affine al celebre Credo di Jago, il cui ultimo verso - La morte è il nulla e vecchia fola il ciel - si incontra tale e quale nell'aria di Alvise composta per versione veneziana, e in seguito rimpiazzata.
Dal canto suo, Ponchielli fu spronato ad ampliare il proprio vocabolario musicale, e ad abbandonare la sua prudenza, proprio dalle trovate di Boito. Il Tableau vivant dell'inizio del secondo atto, ad esempio, con il canto dei marinai sulla tolda e dei mozzi arrampicati sulle sartie, gli ispirò una pagina in cui il fitto gioco di contrasti ritmici e timbrici non si limita alle voci ma inizia già dal dialogo tra gli strumenti dell'orchestra, disposti a varie altezze come le varie parti che compongono il veliero e coloro che lo abitano.
La sola pagina retrospettiva, il canto di Gioconda a Barnaba Vo' farmi più gaia, coi suoi passaggi di coloratura, si giustifica in base all'ironia con cui la cantatrice si rivolge all'uomo che s'illude di possederla, prima di infliggersi la pugnalata mortale.
Dove Ponchielli dovette faticare ad adattare il libretto alla sua estetica fu invece nelle sezioni liriche, molte delle quali furono ricavate a dispetto dei versi, in alcune zone d'ombra del libretto, dando fondo ad una vena melodica capace di trasferirsi dalle voci all'orchestra. È il caso, in particolare delle due grandi melodie che costituiscono altrettanti motivi ricorrenti (un terzo, legato al personaggio di Barnaba, consiste in un grottesco inciso, affidato per lo più ai legni gravi): il motivo del rosario e quello del sacrificio di Gioconda. Il primo, su cui si basano le sezioni cantabili del preludio, è intonato dalla madre di Gioconda - la Cieca - nel donare il suo rosario a Laura e segna il destino di Gioconda, costretta da quel momento ad aiutare la rivale. È ripreso più volte, in forma estesa poco dopo dall'orchestra, accompagnando suggestivamente l'uscita di scena dei personaggi, e più brevemente negli atti successivi. Il secondo, che appare la prima volta nel finale del primo atto, in corrispondenza dei tre settenari seguiti da un quinario di Gioconda O cuor, dono funesto! / Retaggio di dolore, / Il mio destino è questo: / O morte o amor!, presenta una condotta affatto nuova per l'opera italiana del tempo, sciolta dalla consueta simmetria tra le frasi e caratterizzata da vertiginose escursioni di registro. Sarà ripreso dai violini come perorazione finale dell'atto, negli atti terzo e quarto in corrispondenza di due estesi e drammatici ariosi di Gioconda (O madre mia, nell'isola fatale e E in cor / Mi si ridesta / La mia tempesta) e, affidato al clarinetto nel preludio notturno all'ultimo atto.
Oltre alla Danza delle Ore, i pezzi più famosi dell'opera sono probabilmente le due romanze, Cielo e mar! (atto II) e Suicidio! (atto IV). Nella prima la melodia del tenore, morbida e insieme inquieta, secondo lo stile tipico di Ponchielli, e articolata in due strofe, è resa ancora più suggestiva in teatro dall'ambientazione notturna. Più libera è la forma della romanza di Gioconda, basata su martellanti versi quinari e articolata in una libera successione di idee tematiche intercalate da una sorta di tragico ritornello orchestrale, già ascoltato durante il preludio del quarto atto. Una forma dettata ancora una volta dai versi di Boito:
Trama
| ]L'azione si svolge nella Venezia del XVII secolo.
Atto I - La bocca del leone
| ]Cortile del Palazzo Ducale di Venezia. Presso il portico della Carta, un portone conduce all'interno della Basilica di San Marco. Su un lato del cortile una bocca di leone riporta incisa sul marmo la scritta: «Denontie secrete per via d'inquisizione contra cada una persona con l'impunita secreteza et benefitii giusto alle leggi». Nelle vicinanze si trova lo scrittoio di uno scrivano.
La città è in festa per una regata che si terrà di lì a poco. Nascosto nella folla, il cantastorie Barnaba (delatore del Consiglio dei Dieci) osserva la cantatrice Gioconda accompagnare in chiesa la madre non vedente, detta la Cieca. L'uomo è innamorato di Gioconda, ma questa rifiuta la sua corte poiché ama Enzo, principe genovese proscritto dal Doge; questi, tuttavia, la rifiuta a sua volta, poiché ha una tresca con la moglie di un nobiluomo veneziano: per poter rimanere in città, egli si finge marinaio dalmata. Barnaba, al corrente di questi intrecci, organizza un piano terribile per spingere la Gioconda ad amarlo.
Il popolo ritorna dalla regata, che ha visto perdente il regatante Zuàne. Barnaba lo avvicina e insinua di aver visto la Cieca compiere un maleficio sulla sua barca. La calunnia si diffonde tra il popolo, che si scaglia contro la donna credendola una strega; Gioconda ed Enzo tentano di metterla in salvo, ma invano. In quella sopraggiunge Alvise Badoero, nobile inquisitore, assieme a sua moglie Laura; la donna intercede presso il marito, che salva la Cieca; questa, riconoscente, dona a Laura un rosario.
Barnaba, ancora deciso a vendicarsi, avvicina Enzo mostrando di conoscere la sua vera identità e di sapere che Laura è la sua amante; lo rassicura però che manterrà il segreto, e addirittura gli propone di aiutarlo a incontrarsi con Laura quella notte stessa. Di fronte alla diffidenza dell'uomo, Barnaba gli rivela di essere "il possente demone del Consiglio dei Dieci". Rincuorato Enzo accetta l'aiuto; tuttavia, non appena egli va via, Barnaba detta allo scrivano Isépo una denuncia che accusa gli amanti di adulterio e la inserisce nella bocca del leone. Gioconda, di nascosto, assiste all'intera scena e decide che, quella notte, anche lei salirà sulla nave di Enzo.
Atto II - Il rosario
| ]È piena notte e un brigantino, col nome «Hècate» dipinto sulla fiancata, attende alla fonda presso la bocca della laguna di Venezia detta della Fusina. Nelle immediate vicinanze un'isola deserta.
I marinai dell'Hècate attendono ai loro compiti cantando canzoni marinaresche. Barnaba, travestito da pescatore, staziona presso la nave: dopo aver ottenuto la fiducia di Enzo, il delatore ha avvertito i soldati della presenza del principe nemico: il naviglio veneziano sta infatti giungendo ad arrestarlo.
Enzo congeda i marinai col pretesto di restare di guardia per la notte; in realtà egli attende l'arrivo di Laura. All'ora convenuta, Barnaba gli porta Laura: i due amanti si scambiano tenerezze, poi Enzo va in cerca di qualcuno che riaccompagni Laura a casa; rimasta sola, la donna prega la Vergine confidandole i suoi dubbi. Appare improvvisamente Gioconda, che aggredisce la rivale e minaccia di ucciderla se non si allontanerà da Enzo. Laura rivendica la forza del suo amore: Gioconda minaccia quindi di rivelare la tresca al marito, il quale, ricevuta la denuncia, sta arrivando a bordo di una barca. Quando Laura, in preda al terrore, brandisce il rosario datole dalla Cieca, Gioconda riconosce in lei la salvatrice di sua madre: cambiando improvvisamente atteggiamento nei suoi riguardi, la aiuta a fuggire. Le due vengono però scorte da Barnaba, il quale, una volta giunto Alvise, gli indica la direzione in cui Laura si è allontanata.
Ritorna Enzo, che rimane sgomento nel non trovare più Laura; Gioconda gli dice che Laura è fuggita per paura di affrontare suo marito, offrendogli per l'ennesima volta il suo amore. Enzo la rifiuta con sdegno e corre dietro a Laura; Gioconda lo avverte però che ad attenderlo ci sono le galee veneziane. Il genovese, pur di non farsi catturare, dà fuoco alla nave.
Atto III - Il narcotico o la Ca' d'Oro
| ]Scena I: Una camera nella Ca' d'Oro. Sera; lampada accesa - da un lato un'armatura antica.
Al palazzo si prepara una grande festa. Alvise non è riuscito a fermare Laura, ma il tradimento è ormai stato scoperto e l'inquisitore giura di vendicarsi in maniera orribile. Dopo aver fatto convocare Laura, la costringe a confessare l'adulterio e le rivela la sua punizione: sarà lei stessa a darsi la morte assumendo un potente veleno. Dopo averle mostrato il catafalco che ha preparato per lei, Alvise le ordina di bere subito il veleno, in modo che muoia prima del termine della festa, a cui si reca in segno di massimo spregio nei confronti della moglie.
Rimasta sola, Laura piange il proprio destino; improvvisamente sopraggiunge Gioconda, introdottasi di nascosto nel palazzo: la donna consegna a Laura una boccetta identica a quella datale da Alvise, che contiene però un narcotico che in grado di farla cadere in un sonno simile alla morte. Pur dubbiosa dell'aiuto offertole dalla rivale, Laura si convince a berlo, poi si distende sul catafalco e lì rimane, inerte. Alvise rientra e, vedendo la boccetta vuota, si convince che la donna sia morta. Gioconda, sconvolta, si rende conto che per amore di Enzo ha appena salvato la propria rivale.
Scena II: Sontuosissima sala attigua alla cella funeraria, splendidamente parata a festa. Ampio portone nel fondo a sinistra, un consimile a destra, ma questo chiuso da una drapperia. Una terza porta nella parete a sinistra.
Durante il ricevimento, gli invitati inneggiano alla Ca' d'Oro e all'ospitalità di Alvise, che ha preparato per loro lo spettacolo della Danza delle ore. Tra di loro, mascherato, c'è anche Enzo, che progetta di rapire Laura. Sopraggiunge Barnaba, che spaventa gli ospiti raccontando storie terribili sulla presunta stregoneria della Cieca. Improvvisamente, per le strade riecheggia il suono di una campana a lutto: Barnaba rivela a Enzo che essa suona per Laura, spingendolo a smascherarsi davanti a tutti. Alvise ordina di arrestarlo e di chiuderlo in carcere fino a morte avvenuta; impazzito dalla rabbia, mostra a tutti il corpo di Laura, causando sdegno e terrore. Enzo fa per aggredirlo, ma viene fermato dalle guardie; mentre lo portano via, Gioconda strappa una terribile promessa a Barnaba: se riuscirà a portarlo in salvo, lei gli concederà il proprio corpo.
Atto IV - Il canal orfano
| ]L'atrio di un palazzo diroccato nell'isola della Giudecca. Nell'angolo di destra un paravento disteso, dietro il quale si trova un letto. Un gran portone di riva nel fondo, da cui si vedrà la laguna e la piazzetta di San Marco, illuminata a festa. Un'immagine della Madonna e una croce appesa al muro. Un tavolo, un canapè, sul tavolo una lucerna e una lanterna accese, un'ampolla di veleno, un pugnale. Sul canapè, vari adornamenti scenici di Gioconda. A destra della scena, una lunga e buia calle.
Gioconda, sola e sconsolata, attende l'arrivo dei suoi amici cantori, ai quali ha chiuesto di trafugare il corpo di Laura e portarglielo. Al loro arrivo, Gioconda accoglie il feretro e li supplica di cercare la Cieca, che è sparita nel nulla: la donna medita infatti di suicidarsi una volta che sua madre sarà al sicuro. Rimasta sola, la cantatrice prova l'improvviso impulso di uccidere la rivale, ma viene interrotta dalle voci dei barcaioli in cerca di un cadavere nella laguna. L'orrore fa rinsavire Gioconda, che chiede pietà per il terribile pensiero che ha avuto.
Proprio in quel momento arriva Enzo, liberato da Barnaba; l'uomo, disperato, vorrebbe raggiungere il sepolcro di Laura e uccidersi, ma Gioconda gli dice di aver trafugato il corpo. Enzo, furibondo, cerca di farsi dire dove l'ha nascosta; dinanzi alla resistenza di Gioconda si appresta a ucciderla, quando sente Laura chiamarlo per nome: la donna, risvegliatasi, gli corre incontro. Gioconda, sopraffatta dalla visione dei due amanti riuniti, cerca di scappar via, ma Laura rivela a Enzo che è stata lei a salvarle la vita. Gioconda spiega allora di averlo fatto per amore di Enzo e riconoscenza nei confronti di Laura: dopo aver benedetto i due amanti, li esorta a fuggire verso Aquileia. I due giovani, commossi, la benedicono a loro volta prima di partire.
Disperata, Gioconda si appresta a uccidersi; irrompe però Barnaba, che le chiede di tener fede al patto che ha stretto. La cantatrice finge di cedere alle sue moine, ma improvvisamente si accoltella a morte, dicendo beffarda di avergli promesso il proprio corpo, non la propria anima. Barnaba, beffato, prova a compiere un'ultima crudeltà rivelandole di aver appena affogato la Cieca, ma Gioconda è ormai morta. Dopo aver emesso un grido di rabbia, Barnaba si dilegua nell'oscurità.
Numeri musicali
| ]Atto I: La bocca del leone
| ]- 1 Preludio
- 2 Coro d'introduzione
- Coro d'introduzione Feste! Pane! (Atto I, scena 1)
- 3 Scena e Terzettino
- Scena E cantan su lor tombe! (I, 2)
- Terzettino Gioconda, la Cieca e Barnaba Figlia che reggi il tremulo pie' (I, 3)
- 4 Recitativo - Coro della Regata e Sommossa - Romanza
- Recitativo L'ora non giunse ancor (I, 3)
- Coro della Regata e Sommossa Gloria a chi vince! (I, 4-5)
- Romanza della Cieca Voce di donna o d'angelo (I, 5)
- 5 Scena e Duetto
- Scena Enzo Grimaldo (I, 6)
- Duetto Enzo e Barnaba Pensi a Madonna Laura (I, 6)
- [Cabaletta] O grido di quest'anima (I, 6)
- 6 Scena, Recitativo e Monologo
- Scena e recitativo Maledici? Sta ben... (I, 7)
- Monologo Barnaba O monumento! (I, 8)
- 7 Finale I - Coro, Forlana e Preghiera
- Coro Carneval! Baccanal! (I, 9)
- Forlana (I, 9)
- Preghiera Angele Dei (I, 9)
- Arioso O cor, dono funesto (I, 9)
Atto II: Il Rosario
| ]- 8 Marinaresca, Recitativo e Barcarola
- Marinaresca Ho! He! Fissa il timone! (II, 1)
- Recitativo Chi va là? (II, 2)
- Barcarola Barnaba Pescator, affonda l'esca (II, 2)
- Recitativo, ripresa della Barcarola e Romanza
- Recitativo e ripresa della Barcarola Sia gloria ai canti dei naviganti (II, 3)
- Romanza Enzo Cielo! e mar! (II, 4)
- 10 Scena e Duetto
- Scena Ma chi vien (II, 4-5)
- Duetto Laura Enzo
- Tempo d'attacco Deh! non turbare con ree paure (II, 5)
- Tempo di mezzo Ma dimmi come, angelo mio, mi ravvisasti? (II, 5)
- Cantabile Laggiù nelle nebbie remote (II, 5)
- 11 Scena e Romanza Laura
- Scena E il tuo nocchiero (II, 5)
- Romanza Laura Stella del marinar! (II, 6)
- 12 Duetto
- [Scena] E un anatema! (II, 7)
- Duetto Gioconda Laura L'amo come il fulgor del creato (II, 7)
- 13 Scena e Duetto-Finale II
- Scena Il mio braccio t'afferra! (II, 7-8)
- Duetto-Finale II Gioconda Enzo Laura! Laura, ove sei? (II, 9)
- [Stretta] Tu sei tradito!
Atto III: La Ca' d'oro
| ]- 14 Scena ed Aria
- Scena Sì, morir ella de' (III, 1)
- Aria Alvise Là turbini e farnetichi (III, 1)
- 15 Scena e Duetto
- Scena Qui chiamata m'avete? (III, 2)
- Duetto Laura Alvise Morir! è troppo orribile (III, 2)
- 16 Scena e Serenata
- Scena E già che ai nuovi imeni (III, 2)
- Serenata La gaia canzone (III,2-4)
- [Scena] O madre mia (III, 5)
- 17 Scena, Ingresso dei Cavalieri e Coro
- Scena e Ingresso dei Cavalieri Benvenuti, messeri (III, 6)
- Coro S'inneggi alla Ca' d'oro (III, 6)
- 18 Recitativo e Danza delle Ore
- Recitativo Grazie vi rendo (III, 6)
- Danza delle Ore (III, 6)
- Sortono le ore dell'Aurora (Moderato)
- Le Ore dell'Aurora (Andante poco mosso)
- Sortono le Ore del giorno
- Danza delle Ore del giorno (Moderato)
- Sortono le Ore della sera
- Sortono le Ore della notte (Moderato, Andante poco mosso, Allegro vivacissimo
- 19 Scena e finale III - Pezzo concertato
- Scena Vieni! - Lasciami! (III, 7)
- Pezzo concertato D'un vampiro fatale
Atto IV: Il Canal Orfano
| ]- 20 Preludio, Scena ed Aria
- Preludio
- Scena Nessun v'ha visto? (IV, 1)
- Aria Gioconda Suicidio! (IV, 2)
- 21 Duettino, Scena e Terzetto
- [Scena] Ecco il velen di Laura (IV, 2-3)
- Duettino Gioconda Enzo Gioconda! - Enzo! sei tu! (IV, 3)
- Scena Enzo! - Mio Dio! (IV, 4)
- Terzetto A te questo rosario (IV, 4)
- 22 Scena e Duetto finale
- Scena Ora posso morir (IV, 5-ultima)
- Duetto finale Gioconda Barnaba Ebbrezza! delirio! (IV, ultima)
Organico orchestrale
| ]La partitura di Ponchielli prevede l'utilizzo di:
- ottavino, 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, 2 fagotti
- 4 corni, 2 cornette 2 trombe, 3 tromboni, bombardone oppure trombone basso
- timpani, grancassa e piatti, tamburo, triangolo, tam-tam, campane, glockenspiel
- 2 arpe, organo
- archi
Da suonare sul palco:
- 3 clarinetti, 2 clarinetti bassi, 2 fagotti, 3 corni, 3 trombe, 2 tromboni
- cannone
- arpa
- banda (non specificata)
Discografia (selez.)
| ]| Anno | Cast (Gioconda, Enzo, Laura, Barnaba, Alvise, La Cieca) | Direttore | Etichetta |
|---|---|---|---|
| 1931 | Giannina Arangi-Lombardi, Alessandro Granda, Ebe Stignani, Gaetano Viviani, Corrado Zambelli, Camilla Rota | Lorenzo Molajoli | Columbia |
| 1952 | Maria Callas, Gianni Poggi, Fedora Barbieri, Paolo Silveri, Giulio Neri, Maria Amadini | Antonino Votto | Cetra |
| 1957 | Anita Cerquetti, Mario del Monaco, Giulietta Simionato, Ettore Bastianini, Cesare Siepi, Franca Sacchi | Gianandrea Gavazzeni | Decca |
| 1957 | Zinka Milanov, Giuseppe Di Stefano, Rosalind Elias, Leonard Warren, Plinio Clabassi, Belén Amparán | Fernando Previtali | RCA/Decca |
| 1959 | Maria Callas, Pier Miranda Ferraro, Fiorenza Cossotto, Piero Cappuccilli, Ivo Vinco, Irene Companeez | Antonino Votto | EMI |
| 1967 | Renata Tebaldi, Carlo Bergonzi, Marilyn Horne, Robert Merrill, Nikola Gjuzelev, Oralia Domínguez | Lamberto Gardelli | Decca |
| 1980 | Montserrat Caballé, Luciano Pavarotti, Agnes Baltsa, Sherrill Milnes, Nicolaj Ghiaurov, Alfreda Hodgson | Bruno Bartoletti | Decca |
| 1987 | Éva Marton, Giorgio Casellato Lamberti, Livia Budai, Sherrill Milnes, Samuel Ramey, Anne Gjevang | Giuseppe Patanè | Sony |
| 2003 | Violeta Urmana, Plácido Domingo, Luciana D'Intino, Lado Ataneli, Roberto Scandiuzzi, Elisabetta Fiorillo | Marcello Viotti | EMI |
Videografia
| ]| Anno | Cast (Gioconda, Enzo, Laura, Barnaba, Alvise, La Cieca) | Direttore | Etichetta |
|---|---|---|---|
| 1986 | Éva Marton, Plácido Domingo, Ludmila Šemciuk, Matteo Manuguerra, Kurt Rydl, Margarita Lilowa | Ádám Fischer | Arthaus |
| 2005 | Deborah Voigt, Richard Margison, Elisabetta Fiorillo, Carlo Guelfi, Carlo Colombara, Ewa Podleś | Daniele Callegari | TDK |
| 2005 | Andrea Gruber, Marco Berti, Ildikó Komlósi, Alberto Mastromarino, Carlo Colombara, Elisabetta Fiorillo | Donato Renzetti | Dynamic |
Note
| ]- ^ Cremona, Biblioteca Statale, Ms. civ. 121368.
- ^ Pubblicata in Giuseppe De Napoli, Amilcare Ponchielli (1834-1886), Cremona, Stabilimento tipografico società editoriale "Cremona Nuova" 1936, p. 155.
- ^ De Napoli (op. cit., pp. 173-4) cita in proposito due testimonianze: la prima di Giulio Ricordi, la seconda di Giuseppe Adami, riportando la fonte solo della seconda (Corriere della Sera del 9 aprile 1926). Poiché, pur concordando sul ruolo di Manzotti, le due testimonianze non collimano nei dettagli, De Napoli le riporta con qualche cautela.
- ^ La Gazzetta musicale di Milano, 1888.
- ^ Milano, Museo Teatrale alla Scala, Biblioteca Livia Simoni, C. A. 4608.
Bibliografia
| ]- Giuseppe De Napoli, Amilcare Ponchielli (1834-1886), Cremona, Stabilimento tipografico società editoriale "Cremona Nuova" 1936, pp. 150–191
- Antonio Polignano, La Gioconda: un'ipotesi sul verismo in musica, in Amilcare Ponchielli 1834-1886. Saggi e ricerche nel 150º anniversario della nascita, Cremona, Cassa Rurale ed Artigiana di Casalmorano 1984, pp. 125–169
- Giovanni Morelli, Suicidio e Pazza Gioia: Ponchielli e la poetica nell'Opera Italiana neo-nazional-popolare, in Amilcare Ponchielli 1834-1886. Saggi e ricerche nel 150º anniversario della nascita, Cremona, Cassa Rurale ed Artigiana di Casalmorano 1984, pp. 171–231
- Antonio Polignano, Ponchielli, Boito e La Gioconda, in Amilcare Ponchielli, Nuove Edizioni, Milano 1985, pp. 67–75
- Mariella Busnelli, Il cammino della Gioconda, in Amilcare Ponchielli, Nuove Edizioni, Milano 1985, pp. 77–103
- Antonio Polignano, La storia della Gioconda attraverso il Carteggio Ponchielli–Ricordi, «Nuova rivista musicale italiana» 21 n. 2, 1987, pp. 228–245
- Giovanni Morelli, Il bello della Gioconda, in La Gioconda, Edizioni del Teatro alla Scala, Milano 1997, pp. 47–52.
- Mercedes Viale Ferrero, «Gioconda colla Cieca entrano in scena dalla Destra». Una disposizione scenica per il I atto della Gioconda, in La Gioconda, Edizioni del Teatro alla Scala, Milano 1997, pp. 121–7.
- Emanuele d'Angelo, Ancora sulla drammaturgia: morte e amore nella Venezia barocca della Gioconda, in E. d'Angelo Arrigo Boito drammaturgo per musica, Marsilio, Venezia 2010, pp. 137–147
- Emanuele d'Angelo, Uomini, demoni, angeli e bestie: il sistema occulto della Gioconda, in E. d'Angelo Arrigo Boito drammaturgo per musica, Marsilio, Venezia 2010, pp. 147–159
Altri progetti
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Collegamenti esterni
| ]- (EN) La gioconda, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- La Gioconda, in Archivio storico Ricordi, Ricordi & C.
- (EN) La Gioconda, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation.
- Immagini dell'allestimento areniano della Gioconda (2005), su arena.it. URL consultato l'8 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2007).
- METOPERA, su archives.metoperafamily.org.
- Registrazione di Pubblico Dominio, su classicistranieri.com.
| Controllo di autorità | VIAF (EN) 176852141 · LCCN (EN) n81150110 · GND (DE) 300120249 · BNF (FR) cb139170210 (data) · J9U (EN, HE) 987007345538705171 |
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- Opere liriche di Amilcare Ponchielli
- Opere liriche in lingua italiana
- Libretti di Arrigo Boito
- Opere liriche basate su opere teatrali
- Adattamenti di opere di Victor Hugo
- Musica nel 1876
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