Sala Baganza
Sala Baganza (Säla in dialetto parmigiano) è un comune italiano di 6 044 abitanti della provincia di Parma in Emilia-Romagna, circa 12 km a sud del capoluogo provinciale.
| Sala Baganza comune | |
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| Localizzazione | |
| Stato | |
| Regione | |
| Provincia | |
| Amministrazione | |
| Sindaco | Aldo Spina (lista civica di centro-sinistra Solidarietà) dal 6-6-2016 (2º mandato dal 3-10-2021) |
| Territorio | |
| Coordinate | 44°43′N 10°14′E |
| Altitudine | 176 m s.l.m. |
| Superficie | 30,76 km² |
| Abitanti | 6 044(30-6-2025) |
| Densità | 196,49 ab./km² |
| Frazioni | Case Marconi, Casino de' Boschi, Castellaro, Limido, Maiatico, San Vitale Baganza, Segalara, Talignano |
| Comuni confinanti | Calestano, Collecchio, Felino, Fornovo di Taro, Parma, Terenzo |
| Altre informazioni | |
| Cod. postale | 43038 |
| Prefisso | 0521 |
| Fuso orario | UTC+1 |
| Codice ISTAT | 034031 |
| Cod. catastale | H682 |
| Targa | PR |
| Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa) |
| Cl. climatica | zona E, 2 664 GG |
| Nome abitanti | salesi |
| Patrono | santi Stefano e Lorenzo |
| Giorno festivo | 26 dicembre e 10 agosto |
| Cartografia | |
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| Sito istituzionale | |
È sede di numerose aziende del comparto metalmeccanico e del settore agroalimentare (soprattutto lavorazione carne suina per produzione di salumi), dislocate tra Castellaro e San Vitale Baganza, sulla riva sinistra del torrente Baganza. L'offerta enogastronomica può essere considerata di pregio: il comune è infatti terra del Prosciutto di Parma, del Parmigiano Reggiano e zona di produzione del vino Malvasia. Fa parte dell'Unione Pedemontana Parmense.
Geografia fisica
Il capoluogo sorge alla quota di 162 m s.l.m., sulla riva sinistra del torrente Baganza; il centro abitato si estende ai margini dei primi rilievi dell'Appennino parmense, tra terreni coltivati e colline boscose. La porzione nord-ovest del territorio comunale è occupata dal parco naturale regionale dei Boschi di Carrega, che prosegue nell'adiacente comune di Collecchio.
Origini del nome
Il toponimo Sala non ha un'origine completamente accertata. Secondo alcuni storici, deriverebbe dal termine etrusco zal, ossia "sei", forse in riferimento alla distanza da Parma corrispondente a circa 6 miglia, mentre secondo altri discenderebbe dal latino salarius, ossia "relativo al sale", usato per la stagionatura della carne; tuttavia, l'ipotesi più accreditata riguarda la probabile origine dal longobardo sala, che all'epoca indicava la più piccola struttura organizzativa della proprietà terriera, destinata alla riscossione dei tributi da parte dei contadini.
Il termine Baganza, aggiunto nel 1862 in riferimento al vicino torrente per distinguere la località da numerose altre omonime, deriva forse dal celtico bagus, ossia "faggio", albero molto diffuso in zona.
Storia
Origini
Il territorio di Sala Baganza risultava abitato già in età preistorica, come testimoniato dal ritrovamento di alcuni reperti databili al neolitico.
All'epoca romana risalgono invece i resti di un'azienda agricola del I o II secolo, con annessa fornace per la realizzazione di anfore, rinvenuti nel 1978 nel corso di alcuni scavi.
Medioevo
Il borgo fu fondato in epoca altomedievale; la più antica testimonianza della sua esistenza risale al 20 novembre 995, quando Sala fu menzionata in un atto di donazione di alcune terre da parte del vescovo Sigifredo II al Capitolo della Cattedrale di Parma.
In seguito fu edificata a difesa del territorio una struttura fortificata, conosciuta come torre di San Lorenzo, nominata per la prima volta nel 1141. Non è noto se all'epoca la zona dipendesse già dai Franceschi, che ne risultavano feudatari sicuramente nel 1196.

Gherardo, ultimo discendente maschio dei Franceschi, morì intorno al 1245, lasciando i suoi beni all'unica figlia Mabilia, moglie di Bernardino da Cornazzano; quest'ultima nel 1248 nominò sua erede l'unica figlia Adelmota, che sposò Tedisio Sanvitale, capostipite della casata e fratello del vescovo di Parma Obizzo; la restante parte di Sala e Maiatico, appartenente al cugino Bernardino Franceschi, fu acquistata da Tedisio nel 1258.
Alla morte di Tedisio nel 1310, gli succedette il figlio Gianquirico, avuto dalla seconda moglie Margherita Fieschi. Negli anni seguenti Gianquirico estese notevolmente le sue proprietà: nel 1311 acquistò metà del castello di Piantonia da Gherardo da Piantonia, nel 1312 ottenne il castello di Belforte dal Comune di Parma e nel 1313 ereditò i beni materni. Tuttavia, nel 1315 i conti Rossi assaltarono e conquistarono il maniero di Belforte, che Gianquirico riconquistò successivamente, ottenendo la conferma del suo possesso da parte del Comune di Parma; per tentare di placare la potente famiglia nemica, nel 1322 Vannina Sanvitale, figlia di Gianquirico, fu data in sposa ad Andreasio de' Rossi, che però, soltanto dopo pochi mesi, il 19 settembre assaltò e distrusse la fortificazione salese, per poi devastare e dare alle fiamme anche i borghi di Sala e Maiatico. Gianquirico fu arrestato a Parma ed esposto in una gabbia accanto alla torre del palazzo del Comune; l'anno seguente rinunciò a Belforte, ma ottenne la scarcerazione solo nel 1326, a condizione che si allontanasse dalla città. Dopo la presa del potere a Parma nel 1341 da parte di Azzo da Correggio e la vendita della città a Obizzo III d'Este nel 1344, Gianquirico, da tempo in esilio a Venezia, ottenne dal Signore di Ferrara la restituzione dei suoi beni e la possibilità di rientrare nelle terre natie.
Nel 1345, in seguito alla morte di Gianquirico, gli subentrò il figlio Giberto I, che convinse Obizzo a rinunciare a Parma in favore di Luchino Visconti e nel 1355 fu nominato da Bernabò Visconti conte di Belforte. Suo successore fu il figlio Antonio, che nel 1386 fu investito da Gian Galeazzo Visconti del feudo di Fontanellato e di alcune terre nei dintorni. Nel 1399 gli subentrarono i figli Gian Martino e Giberto II, che tre anni dopo conquistarono Noceto e nel 1407 furono nominati dal duca di Milano Giovanni Maria Visconti conti di Belforte, Fontanellato, Noceto e Oriano. Alla morte dei due fratelli rispettivamente nel 1432 e nel 1447, succedettero i due cugini Angelo, figlio del primo, e Stefano, figlio del secondo; nel 1449 Angelo, sostenitore di Niccolò Piccinino contro Francesco Sforza, fu da quest'ultimo spogliato di tutti i beni, che furono ceduti a Stefano, il quale nel 1461 fece fortificare l'antica torre di San Lorenzo.
Nel frattempo nel 1454 Giberto III Sanvitale, figlio di Stefano, sposò Donella de' Rossi, figlia del conte Pier Maria, nella speranza di pacificare i rapporti tra le due famiglie. Negli anni seguenti morì Stefano e i due figli Giberto e Giacomo Antonio si divisero l'eredità, mantenendo in comune Belforte e assegnando Sala al primo e Fontanellato al secondo. Trascorse qualche anno di tregua, fino alla morte di Galeazzo Maria Sforza nel 1476; l'anno seguente il nuovo duca Gian Galeazzo Maria Sforza nominò Giberto primo conte di Sala, il cui feudo includeva anche Maiatico e Castellaro, e gli concesse il consenso alla ricostruzione della torre di San Lorenzo per trasformarla in un grande castello, sviluppato intorno a una corte rettangolare e dotato di numerosi torrioni. Nel frattempo, le famiglie Sanvitale, Da Correggio e Pallavicino, in passato rivali dei Rossi, si riavvicinarono, allarmando il conte Pier Maria, che nel 1481 fu inoltre obbligato da Ludovico il Moro a restituire la rocca di Noceto a Gianquirico Sanvitale, figlio di Angelo. Pier Maria iniziò allora a organizzare la guerra contro le famiglie rivali e Ludovico il Moro; nel 1482 attaccò il castello di Oriano, tenuto dal genero Giberto III, e lo rase al suolo; pochi mesi dopo, inviò le truppe guidate dal nipote Amuratte Torelli a Sala, ove si trovava solo la figlia Donella, in quanto il genero era impegnato in guerra a fianco del Moro. Il 22 agosto le milizie rossiane riempirono il fossato del castello con fascine, posero delle scale contro le mura e si prepararono all'attacco; Donella da un baluardo scorse il cugino sotto una pianta, impegnato a impartire ordini, e con un archibugio lo colpì a una coscia. Le milizie rossiane, spaventate, si ritirarono frettolosamente nel castello di Felino, ove Amuratte morì dopo tre giorni.
XVI secolo
A Giberto III succedette il figlio Niccolò Maria Quirico, la cui moglie Beatrice Da Correggio, grazie anche all'amicizia con Ludovico Ariosto e altri letterati dell'epoca, trasformò per alcuni anni la rocca in una corte umanistica; rimasta vedova nel 1511, la contessa si occupò anche di espandere i suoi possedimenti, conquistando nel 1513 i feudi di Collecchio, Talignano e Piantonia. Tuttavia, dopo la sua morte nel 1520, il figlio Girolamo I nel 1522 fu costretto a restituire le terre occupate ai legittimi proprietari.
Nel 1545, in seguito alla fondazione del ducato di Parma e Piacenza, Girolamo I giurò fedeltà a Pier Luigi Farnese, ma, dopo lo scoppio nel 1551 della guerra di Parma, i suoi due figli e successori Alfonso e Gian Galeazzo Sanvitale si schierarono dalla parte del papa Giulio III, alleato dell'imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V d'Asburgo contro il duca di Parma Ottavio Farnese, a sua volta appoggiato dal re di Francia Enrico II. Nel 1552, durante l'assedio di Parma, Gian Galeazzo fu giustiziato per tradimento dai francesi per aver tentato di aprire una porta cittadina alle truppe papali e imperiali; non appena la notizia giunse al fratello Alfonso, questi fortificò rapidamente la rocca di Sala, ove infatti si diresse Ottavio Farnese con le sue milizie; l'esercito ducale scagliò vari colpi di bombarda contro il maniero, ma, a causa di alcuni ritardi, fu presto costretto a ritirarsi frettolosamente verso Parma. Il 29 aprile fu firmato l'armistizio che pose fine a ogni scontro.

L'improvvisa morte in guerra di Alfonso nel 1555 spinse il terzo fratello Giberto IV a interrompere la carriera ecclesiastica per diventare il sesto conte di Sala. Giberto IV sposò in prime nozze Livia da Barbiano di Belgioioso, che gli diede nel 1558 la figlia Eleonora e nel 1562 lo lasciò vedovo, e due anni dopo la giovanissima Barbara Sanseverino, dalla quale ebbe due figli, tra i quali nel 1567 Girolamo.
Dopo la morte di Gianfrancesco e Lavinia Sanseverino, genitori di Barbara, nel 1578 quest'ultima ereditò il feudo di Colorno e vi si trasferì, legandosi sentimentalmente al futuro duca di Mantova Vincenzo I Gonzaga e chiedendo al papa Gregorio XIII di dichiarare nullo il matrimonio con Giberto per motivi di consanguineità; tuttavia, il marito morì nel 1585, prima della sentenza, lasciando i suoi beni al figlio Girolamo. Quest'ultimo nel 1585 fu investito dal duca Ottavio del marchesato di Colorno e nel 1587 sposò Benedetta Pio, dalla quale ebbe il figlio Gianfrancesco nel 1590, anno in cui richiese alla madre l'effettiva cessione di Colorno. Barbara nel 1596 sposò il conte di Sissa Orazio Simonetta, ma non interruppe il legame con Vincenzo I Gonzaga, insospettendo il duca Ranuccio I Farnese, che nel 1606 dichiarò riserva di caccia ducale un vasto territorio esteso tra l'alta pianura e le prime colline del Parmense, comprendente al centro i boschi di Sala.
XVII secolo
Nel 1611 ebbe inizio il processo alla cosiddetta "congiura dei feudatari", sulla cui veridicità gli storici si dividono: secondo alcuni i documenti del procedimento legale dell'epoca dimostrano che le accuse si basavano su fatti reali, mentre secondo altri si trattava di una montatura, inventata appositamente da Ranuccio per impossessarsi dei ricchi territori appartenenti a numerose famiglie nobili del Parmense.
Le vicende presero avvio in modo apparentemente casuale tra il 10 e il 15 giugno, con l'arresto, per il tentato omicidio della moglie e della suocera, del conte di Fontanellato Alfonso II Sanvitale e del suo servitore Onofrio Martani; quest'ultimo, sottoposto a tortura, confessò l'esistenza di una congiura contro il Duca, che il 19 maggio, insieme al fratello Odoardo e ai figli Ottavio e Alessandro, durante il battesimo di quest'ultimo avrebbe dovuto essere ucciso nella chiesa dei Cappuccini di Fontevivo; tuttavia, l'attentato non si sarebbe svolto a causa dell'annullamento della cerimonia, rimandata ad altra data. Emerse immediatamente il nome di Gianfrancesco Sanvitale, che, insieme al cugino Alfonso, confessò sotto tortura la complicità anche di vari famigliari, tra i quali Barbara Sanseverino, Orazio Simonetta, Girolamo Sanvitale e Benedetta Pio, e di numerosi altri nobili, compresi il conte Pio Torelli, il conte Gian Battista Masi e la marchesa Agnese Argotta. I presunti congiurati confessarono sotto tortura le proprie responsabilità e il 4 maggio 1612 fu emessa la sentenza, che sancì la condanna a morte di un centinaio di persone tra nobili e persone comuni e la confisca di tutti i loro beni da parte di Ranuccio.

Il feudo di Sala fu così incamerato da Ranuccio e la rocca fu destinata a residenza ducale di villeggiatura.
XVIII secolo
Nella prima metà del XVIII secolo castello fu utilizzato soprattutto dal duca Antonio Farnese, grande appassionato della caccia, mentre nella seconda metà del secolo fu la duchessa Maria Amalia d'Asburgo-Lorena, moglie di Ferdinando di Borbone, a frequentare con assiduità la zona, ove tra il 1775 e il 1789 fece realizzare, all'interno dei boschi, un casino neoclassico su progetto dell'architetto di Corte Ennemond Alexandre Petitot.
XIX secolo
In seguito alla morte di Ferdinando nel 1802, la sovranità sul ducato di Parma e Piacenza passò in mani francesi; nel 1804 la rocca fu assegnata al tenente pinerolese Michele Varron, già combattente nell'esercito francese, mentre nel 1806 Sala divenne sede di comune (o mairie) autonomo, comprendente le frazioni di Castellaro, Gaiano, Limido, Maiatico, Monte Palero, Oppiano, San Vitale Baganza e Talignano; il Varron ne fu nominato sindaco (o maire).

Dopo la Restaurazione, il Ducato fu ripristinato e assegnato a Maria Luigia d'Asburgo, che, intenzionata a destinare il Casino dei Boschi a residenza di villeggiatura, nel 1819 lo acquistò unitamente a tutte le terre annesse; negli anni seguenti per suo volere l'edificio fu notevolmente ampliato su progetto dell'architetto di Corte Nicola Bettoli e trasformato in un sontuoso palazzo, completato nel 1826; la Duchessa comprò anche numerose tenute circostanti, ove fece realizzare dal giardiniere Carlo Barvitius un enorme parco, terminato nel 1832. Inoltre, sul margine orientale del parco tra il 1827 e il 1831 fece edificare dall'architetto Paolo Gazola la villa del Ferlaro, assegnandola ai suoi due figli Albertina e Guglielmo di Montenuovo.
Nel 1862, dopo l'Unità d'Italia, il comune fu ribattezzato Sala Baganza, per distinguere la località da numerose altre omonime. Nel 1869 le frazioni di Gaiano e Oppiano furono smembrate dal comune di Sala e unite a quello di Collecchio.
XXI secolo
L'11 giugno 2011, a causa delle intensissime precipitazioni, il rio Ginestra esondò allagando una parte del paese di Sala Baganza e danneggiando pesantemente numerose aree ed edifici pubblici e privati, tra cui il giardino del Melograno della rocca Sanvitale. Anche il torrente Scodogna tracimò, provocando una vittima nella frazione di Talignano e altri danni pure in alcune zone dei vicini comuni di Collecchio e Fornovo di Taro. Complessivamente furono colpite 185 famiglie e 50 attività produttive, per un ammontare totale di oltre 7 650 000 euro.
Simboli
Lo stemma del comune di Sala Baganza è stato concesso con regio decreto del 16 febbraio 1931.
Nello scudo si trovano elementi ispirati ai blasoni dei Sanvitale (d'argento, alla banda di rosso) e dei Farnese (d'oro, ai sei gigli di azzurro 3, 2, 1).
Il gonfalone municipale, concesso con D.P.R. del 28 maggio 2013, è un drappo partito di azzurro e di giallo.
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Chiesa dei Santi Stefano e Lorenzo

Edificata tra il 1582 e il 1586 per volere dei conti Giberto IV e Girolamo Sanvitale quale oratorio del convento degli agostiniani, la chiesa fu elevata a sede parrocchiale nel 1694 in sostituzione dell'abbandonata cappella medievale intitolata a santo Stefano, menzionata per la prima volta nel 1005 tra i beni donati al Capitolo della Cattedrale di Parma e divenuta autonoma nel 1520; ampliata e decorata in stile neoclassico nel 1801 per volere del duca di Parma Ferdinando di Borbone, fu nuovamente modificata tra il 1930 e il 1939 con l'allungamento dell'abside, la costruzione delle cappelle laterali e la sopraelevazione della torre campanaria; lesionata da grandi crepe, fu interamente restaurata tra il 2022 e il 2023. L'edificio, sviluppato su una pianta a navata unica affiancata da tre cappelle per parte, presenta una facciata neoclassica elevata su un doppio ordine di lesene doriche binate, a sostegno del frontone triangolare di coronamento; all'interno il presbiterio e le cappelle laterali conservano varie opere di pregio, tra cui alcuni affreschi staccati provenienti dall'antica cappella di Santo Stefano, realizzati tra il XVI e il XVII secolo da Cesare Baglioni, tracce di dipinti a olio eseguiti intorno al 1940 da Latino Barilli, due quadri settecenteschi di Domenico Muzzi e Gaetano Callani e uno ottocentesco di Enrico Bandini, un calice del 1725 e vari oggetti e paramenti sacri risalenti al XVIII e XIX secolo.
Oratorio di San Lorenzo

Menzionato per la prima volta nel 1230, l'originario oratorio dedicato a San Lorenzo fu ricostruito dopo il 1477 all'interno della Rocca Sanvitale per volere del conte di Sala Giberto III; sconsacrato nel 1600 e confiscato insieme al maniero dal duca di Parma Ranuccio I Farnese nel 1612, fu sostituito alla fine del XVIII secolo da un nuovo edificio neoclassico, eretto tra il 1793 e il 1795 accanto al torrione a nord-ovest su commissione del duca Ferdinando di Borbone; donato col castello al tenente napoleonico Michele Varron nel 1804, seguì le vicende della rocca, passando nel 1888 al marchese Giovanni Battista Carrega, poi nel 1920 all'imprenditore Remigio Magnani, indi alla famiglia Romani, che nel 1987 alienò l'intera porzione nord-occidentale del maniero al Comune di Sala Baganza; restaurato negli anni seguenti, fu riaperto al pubblico nel 2003. Il luogo di culto, noto anche come oratorio dell'Assunta, si sviluppa su una pianta a navata unica e presenta una simmetrica facciata a capanna, coronata da un frontone triangolare; all'interno l'aula, scandita lateralmente da una serie di lesene ioniche, è affiancata da due tribune su ogni lato; il presbiterio absidato accoglie un altare in marmi policromi e un'ancona lignea realizzati in stile neoclassico su progetto dello stesso architetto dell'edificio, secondo gli storici individuabile in Pietro Cugini, Louis-Auguste Feneulle o Donnino Ferrari.
Chiesa di San Biagio a Talignano

Costruita a Talignano lungo un ramo della via Francigena tra la fine dell'XI e gli inizi del XIII secolo dai frati cistercensi dell'abbazia di Chaise-Dieu, la chiesa romanica, originariamente dipendente dal monastero della Rocchetta sul monte Prinzera, fu elevata a sede parrocchiale autonoma nel 1564; decorata in stile barocco e neoclassico tra il XVI e il XVIII secolo, fu modificata nel 1877 con la sopraelevazione della navata e la realizzazione della volta a botte lunettata sull'aula e di una cappella su ogni lato; interamente ristrutturata tra il 1935 e il 1939 ripristinando le antiche forme medievali, fu colpita dal sisma del 15 luglio 1971, che danneggiò il campanile, in seguito restaurato. L'edificio, sviluppato su una pianta a navata unica, è caratterizzato dalla simmetrica facciata a capanna a strisce orizzontali in pietre e mattoni, al cui centro si apre un portale coronato da una lunetta, contenente un rarissimo altorilievo duecentesco raffigurante la Psicostasia; all'interno la cappella alla base del campanile medievale conserva un affresco tardo-quattrocentesco rappresentante la Madonna col Bambino, un santo vescovo e sant'Antonio Abate.
Chiesa di San Nicolò a Maiatico

Menzionata per la prima volta nel 1208, la chiesa di Maiatico fu eretta a sede parrocchiale autonoma nel 1564; ricostruita tra il XVI e il XVIII secolo in stile barocco, fu pesantemente danneggiata nel 1851 da un fulmine, che provocò il crollo di uno dei due campanili sul presbiterio e sulla canonica; risistemata nei decenni seguenti con la sopraelevazione della torre campanaria superstite e la riedificazione degli ambienti distrutti, tra il 1908 e il 1912 fu ristrutturata e dotata di una nuova facciata neoromanica su progetto dello scenografo Mario Soncini. L'edificio, sviluppato su una pianta a navata unica, presenta nel prospetto principale un portale affiancato da due semicolonne con capitelli quattrocenteschi in pietra e sormontato da una lunetta contenente un coevo bassorilievo; l'interno, ornato con dipinti a finto rilievo realizzati dal Soncini, ospita alcuni dipinti di pregio, tra cui la pala seicentesca.
Chiesa di San Vitale a San Vitale Baganza

Menzionata per la prima volta nel 1005, la pieve romanica di San Vitale Baganza, all'epoca appartenente all'abbazia di San Giovanni Evangelista di Parma, nel XIV secolo fu arricchita del campanile, ricostruito nel 1597 e sopraelevato nel 1737; gravemente danneggiata nel 1834 da una violenta scossa tellurica, la chiesa fu interamente riedificata in stile neoclassico tra il 1835 e il 1841 su disegno dell'architetto Lorenzo Raschi, conservando solo la torre campanaria settecentesca; completata nel 1868 con la facciata progettata dall'architetto Luigi Bianchi, fu restaurata nel 1941; lesionata nel 2008 da un nuovo terremoto, fu ristrutturata nel 2012. Il luogo di culto, sviluppato su una pianta a navata unica affiancata da quattro cappelle per lato, presenta una facciata elevata su un doppio ordine di semicolonne e decorata con due nicchie contenenti altrettante statue realizzate dallo scultore Agostino Ferrarini nel 1885; all'interno il tempio conserva varie opere di pregio, tra cui alcuni dipinti di Giuseppe Peroni e Clemente Ruta.
Oratorio dei Santi Filippo e Giacomo a San Vitale Baganza

Edificato nel 1717 dai fratelli Adorni quale cappella privata dell'adiacente villa coeva, l'edificio barocco di San Vitale Baganza fu sconsacrato nel XIX secolo per volere dei nuovi proprietari Carpintero e riaperto al culto quale oratorio sussidiario della vicina chiesa di San Vitale nel 1982, in seguito al suo completo restauro; danneggiato dal sisma del dicembre 2008, fu successivamente ristrutturato. L'edificio, sviluppato su una pianta centrale ottagonale, presenta una semplice facciata col portale d'ingresso sormontato da una monofora polilobata e lesene sugli spigoli; all'interno era originariamente conservata una pala dipinta da Giuseppe Peroni e successivamente traslata nell'abbazia di San Giovanni Evangelista di Parma.
Oratorio del Santissimo Nome di Maria a Castellaro

Menzionato per la prima volta nel 1230, l'oratorio originario di Castellaro, danneggiato gravemente tra il 1603 e il 1606, fu ricostruito nel 1618 su finanziamento dei marchesi Banzola e intitolato a san Giovanni Battista; caduto successivamente in rovina, fu riedificato in stile barocco nel 1715 per volere dei Banzola e dedicato alla beata Vergine Maria. La struttura, sviluppata su una pianta a navata unica, è caratterizzata dalla presenza di una serie di aperture polilobate nella facciata; all'interno è conservato sul fondo dell'abside un piccolo affresco raffigurante la Madonna col Bambino, eseguito forse da Giuseppe Peroni.
Architetture militari
Rocca Sanvitale





Menzionata per la prima volta nel 1141, l'originaria torre di San Lorenzo, appartenente ai Franceschi almeno dal 1196, passò intorno alla metà del secolo successivo a Tedisio Sanvitale per via matrimoniale; completamente ricostruita a partire dal 1477 da Giberto III, la grande rocca, sviluppata su una pianta quadrangolare attorno a una corte centrale, subì un assedio nel 1482 durante la guerra dei Rossi e un attacco nel 1551 nel corso della guerra di Parma; internamente decorata con affreschi rinascimentali nella seconda metà del XVI secolo per volere di Giberto IV Sanvitale, fu confiscata nel 1612 al figlio Girolamo da Ranuccio I Farnese, con l'accusa di aver partecipato alla presunta "congiura dei feudatari". Trasformata in residenza ducale di villeggiatura, nel 1679 fu parzialmente destinata a sede estiva del collegio dei Nobili e successivamente ampliata per volere del rettore; assegnata ad Antonio Farnese nel 1697, fu significativamente modificata negli anni seguenti, realizzando un sontuoso appartamento nelle ali sud ed est, decorato con stucchi e affreschi rococò su progetto dell'architetto Edelberto dalla Nave. Utilizzata come sede di villeggiatura dalla contessa Maria Amalia d'Asburgo-Lorena, fu dotata di un grande potager su progetto dell'architetto ducale Ennemond Alexandre Petitot, oltre che di un oratorio neoclassico dedicato a san Lorenzo, completato nel 1795 su commissione del marito Ferdinando di Borbone. Incamerata dal governo francese nel 1802, fu ceduta nel 1804 come risarcimento di guerra al tenente pinerolese Michele Varron, che, considerandola troppo grande da gestire, nel 1823 ne fece demolire tre lati, conservando integre solo l'ala nord e una piccola porzione dell'ala sud-ovest e realizzando un nuovo scalone d'ingresso a fianco dell'androne; comprata nel 1888 dal marchese genovese Giovanni Battista Carrega, fu rivenduta nel 1920 all'imprenditore Remigio Magnani; successivamente acquistata dalla famiglia Romani, fu danneggiata dai terremoti del 15 luglio 1971 e del 9 novembre 1983. Alienata nella porzione nord-occidentale al Comune di Sala Baganza nel 1987, fu da questo ristrutturata e aperta al pubblico nel 2003, recuperando nel 2009 anche il giardino del Melograno su progetto dell'architetto Pier Carlo Bontempi; lesionata dal sisma del 23 dicembre 2008, fu chiusa al pubblico nella porzione privata, per essere negli anni seguenti poco alla volta riaperta dopo i consolidamenti e i parziali restauri.

La rocca, sviluppata su una pianta rettangolare, presenta una facciata rivestita in pietra frammista a mattoni; all'interno, il piano nobile conserva nella porzione ovest vari ambienti ornati con affreschi rinascimentali, realizzati nella seconda metà del XVI secolo da Cesare Baglione, Ercole Procaccini, e un artista tra Orazio Samacchini e Bernardino Campi, mentre nella porzione est si trovano tredici sale decorate con stucchi e affreschi rococò da Sebastiano Galeotti; infine la piccola ala sud-ovest accoglie la sala dell'Apoteosi, interamente affrescata dal Galeotti con l'Apoteosi di un Farnese. Gli ambienti di proprietà comunale ospitano al piano terra la biblioteca comunale Vilma Preti e al piano nobile la mostra permanente della scultrice Jucci Ugolotti, mentre nelle cantine e nelle antiche ghiacciaie ha sede il museo del vino. Ai piedi della rocca si estende il giardino del Melograno, suddiviso su una maglia di sedici quadrati da una serie di vialetti ortogonali affiancati da peri cotogni, meli da fiore e, lungo il perimetro esterno, lecci; al centro si trova un'ampia vasca circolare.
Castello di San Vitale Baganza

Costruito in epoca imprecisata accanto alla pieve di San Vitale, il castello di San Vitale Baganza, appartenente nel 1142 all'abbazia di San Giovanni Evangelista di Parma, passò in seguito dapprima al Comune di Parma e poi ai Rossi; ampliato nella seconda metà del XV secolo, fu risparmiato da scontri e distruzioni grazie alla neutralità del ramo di San Vitale dei conti Rossi; successivamente acquisito secondo alcuni storici dai Sanvitale, sarebbe loro appartenuto fino alla confisca nel 1612 da parte della Camera Ducale di Parma; assegnato nel 1652 al conte Giovanni Battista Gaddi, nel 1791 fu conferito al conte Gian Battista Carpintero; ereditato nel 1879 da Annibale Douglas Scotti, fu in seguito rivenduto a vari proprietari; danneggiato da un sisma nel 2008, fu in parte dichiarato inagibile. Il maniero, sviluppato su una pianta a L, conserva dell'edificio medievale la torre sud-est e il mastio, cui sono addossati due corpi di fabbrica quattrocenteschi; di pregio risultano alcune finestre trilobate con cornici in cotto ad arco ogivale, risalenti al XV secolo, oltre a un piccolo affresco seicentesco raffigurante la Madonna.
Castello di Monte Palero

Costruito a Monte Palero nel 1196 dai Pallavicino, il castello fu espugnato nel 1267 dal Comune guelfo di Parma, che ne decretò la demolizione nel 1295; riassegnato successivamente ai Marchesi, il feudo fu conquistato nel 1405 dal vescovo Giacomo de' Rossi, che fece ricostruire sugli antichi ruderi una fortificazione difensiva, detta "Castel Palerio", che tuttavia fu abbandonata dopo pochi anni, quando i Rossi furono costretti a restituirla ai Pallavicino; assorbito dalla Camera ducale di Parma, il maniero fu assegnato nel 1631 al marchese Marcello Prati e successivamente ai conti Bondani, che lo mantennero fino all'abolizione napoleonica dei diritti feudali del 1805; sprofondato già all'epoca in profondo degrado, l'edificio fu completamente demolito tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX e sulle sue rovine furono costruiti alcuni edifici a uso residenziale e agricolo, modificati dopo il 1970.
Castello di Segalara

Edificato originariamente forse già in età bizantina, il castello di Segalara, menzionato per la prima volta nell'XI secolo, passò in seguito sotto il controllo dei Sanvitale, per essere acquisito verso la fine del XIII secolo dai Rossi; distrutto nel 1305 dalle truppe di Giberto da Correggio, fu ricostruito dai Rossi dopo il 1316; fortificato dal conte Pier Maria nel 1481, fu ereditato l'anno seguente dal figlio Bertrando, alleatosi con Ludovico il Moro contro i propri fratelli; trasmesso nel 1502 al nipote Troilo, fu rinforzato nel 1547 dai suoi eredi; trasformato nel tempo in palazzo nobiliare con annessa corte rurale, fu confiscato nel 1635 a Troilo IV de' Rossi dal duca Odoardo I Farnese, ma riacquistato nel 1653 da Scipione de' Rossi, che tuttavia nel 1665 fu costretto a restituirlo alla Camera ducale a causa dell'impossibilità di ottemperare al pagamento del suo debito; alienato nel 1682 al marchese Gian Antonio Canossa, fu ristrutturato in stile neoclassico nel 1765; venduto nel 1799 a Giuseppe Franceschi dalle eredi dell'ultimo discendente della casata, fu successivamente frazionato in più unità immobiliari e diviso tra diversi proprietari. L'edificio a corte, sviluppato su una pianta a U, conserva intatto il portale ad arco a tutto sesto in laterizio dell'antico maniero; a lato del settecentesco androne d'ingresso, sorge il neoclassico oratorio della Concezione di Maria Vergine, coronato da un piccolo campanile in mattoni.
Architetture civili
Casino dei Boschi

Edificato tra il 1775 e il 1789 in stile neoclassico sul luogo di un preesistente casino di caccia dell'immensa tenuta farnesiana, il grande complesso fu commissionato all'architetto Ennemond Alexandre Petitot dalla duchessa Maria Amalia, moglie del duca di Parma Ferdinando di Borbone; acquistato nel 1819 dalla duchessa Maria Luigia, che incaricò del suo ampliamento l'architetto Nicola Bettoli, fu arricchito del parco all'inglese disegnato dal giardiniere Carlo Barvitius, concluso nel 1832; donato nel 1835 dalla duchessa alla Camera ducale di Parma, passò ai duchi Borbone e, dopo l'Unità d'Italia, ai Savoia, che nel 1870 lo cedettero all'ingegner Severino Grattoni; alienato nel 1881 ai principi Carrega di Lucedio, nella prima metà del XX secolo fu parzialmente adibito a residenza per circa 30 nuclei familiari; abbandonato dopo il 1960, cadde nel degrado, accentuato dal terremoto del 1983. In parte alienato a partire dal 1994 al Consorzio Parco naturale regionale dei Boschi di Carrega, il complesso, esteso su una superficie complessiva di circa 13 000 m², comprende la villa ducale, la lunghissima "Prolunga" con colonnato dorico, il "Casinetto" centrale, sede del Consorzio e del museo dei Boschi e del Territorio, la "Corte rustica" o "Ghetto", la "Casa di Pietra" e le ghiacciaie; il "Giardino monumentale", solcato da due viali d'accesso delimitati da piante monumentali, è caratterizzato dall'alternanza di ampie praterie a fitte boscaglie di alberi ornamentali secolari, frammisti alla vegetazione spontanea.
Aree naturali
Parco naturale regionale dei Boschi di Carrega
Parte del parco naturale regionale dei Boschi di Carrega si trova all'interno dei confini comunali di Sala Baganza.
Società
Evoluzione demografica
Abitanti censiti

Economia
Nel territorio comunale, in particolar modo lungo la sponda sinistra del torrente Baganza tra le frazioni di Castellaro e San Vitale Baganza, sono dislocate numerose aziende del comparto metalmeccanico e del settore agroalimentare, tra cui vari salumifici.
Cultura
Musei
- Museo del vino
Amministrazione
Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
| Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
|---|---|---|---|---|---|
| ottobre 1946 | ottobre 1949 | Antonio Rivara | Sindaco | ||
| ottobre 1949 | giugno 1951 | Gaetano Bandini | Sindaco | ||
| giugno 1951 | luglio 1956 | Remo Bussi | Sindaco | ||
| luglio 1956 | luglio 1970 | Pierino Lambertini | Sindaco | ||
| luglio 1970 | maggio 1978 | Renato Monica | Sindaco | ||
| maggio 1978 | 15 agosto 1985 | Paolo Carpena | Sindaco | ||
| 15 agosto 1985 | 19 luglio 1990 | Paolo Carpena | PCI | Sindaco | |
| 19 luglio 1990 | 24 aprile 1995 | Paolo Carpena | PCI, PDS | Sindaco | |
| 24 aprile 1995 | 13 luglio 1996 | Mauro Carra | centro-sinistra | Sindaco | |
| 18 novembre 1996 | 14 maggio 2001 | Ferdinando Cigala | centro-sinistra | Sindaco | |
| 14 maggio 2001 | 30 maggio 2006 | Ferdinando Cigala | centro-sinistra | Sindaco | |
| 30 maggio 2006 | 16 maggio 2011 | Cristina Merusi | lista civica: "Solidarietà" | Sindaco | |
| 16 maggio 2011 | 6 giugno 2016 | Cristina Merusi | lista civica: "Solidarietà" | Sindaco | |
| 6 giugno 2016 | in carica | Aldo Spina | lista civica: "Solidarietà" | Sindaco | |
Sport
È presente dal 1971 la società di baseball, l'A.S.D Sala Baganza baseball militante nel campionato italiano di baseball di Serie B, oltre le varie categorie giovanili e la squadra under 12 di softball.
In estate si svolge a Sala il "Torneo internazionale giovanile di baseball e softball" che nel 2016 giungerà alla 32 edizione.
Impianti sportivi
- Golf Club La Rocca - Il comune vanta un campo da golf a 18 buche creato nel 1985 nelle vicinanze della Rocca Sanvitale[senza fonte], e del Parco naturale regionale dei Boschi di Carrega.
Infrastrutture e trasporti
Tra il 1910 e il 1954 Sala Baganza fu servita dalla tranvia Parma-Marzolara.
Note
- Bilancio demografico mensile anno 2025 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
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- ^ Relazione illustrativa con analisi storico-critica (PDF), su salabaganza.progettidiimpresa.it. URL consultato il 6 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 7 gennaio 2017).
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- ^ Descrizione, su bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it. URL consultato il 5 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 10 aprile 2018).
- ^ Dati tratti da:
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- Popolazione residente per territorio – serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.
Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno.
- http://www.ilborgodiparma.it/archivio_900/sindaci_prov_pr/sindaci_prov_pr_4.htm
- http://amministratori.interno.it/
Bibliografia
- Guglielmo Capacchi, Castelli parmigiani, Parma, Artegrafica Silva, 1979.
- Giuseppe Cirillo, Giovanni Godi, Guida artistica del Parmense, II volume, Parma, Artegrafica Silva, 1986.
- Italo Dall'Aglio, La Diocesi di Parma, I Volume, Parma, Scuola Tipografica Benedettina, 1966.
- Italo Dall'Aglio, La Diocesi di Parma, II Volume, Parma, Scuola Tipografica Benedettina, 1966.
- Ubaldo Delsante, La Villa Lalatta di Talignano, Parma, Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, 1996.
- Marco Fallini, Mario Calidoni, Caterina Rapetti, Luigi Ughetti, Terra di pievi, Parma, MUP Editore, 2006, ISBN 88-7847-021-X.
- Lodovico Gambara, Le ville Parmensi, Parma, La Nazionale Tipografia, 1966.
- Tiziano Marcheselli, Collecchio di una volta, Parma, Gazzetta di Parma Editore, 2008.
- Lorenzo Molossi, Vocabolario topografico dei Ducati di Parma Piacenza e Guastalla, Parma, Tipografia Ducale, 1832-1834.
- Alessandra Mordacci (a cura di), La Rocca di Sala Baganza, Parma, Gazzetta di Parma Editore, 2009.
- Angelo Pezzana, Storia della città di Parma continuata, Tomo primo, Parma, Ducale Tipografia, 1837.
- Angelo Pezzana, Storia della città di Parma continuata, Tomo terzo, Parma, Reale Tipografia, 1847.
- Angelo Pezzana, Storia della città di Parma continuata, Tomo quarto, Parma, Reale Tipografia, 1852.
Voci correlate
- Rocca Sanvitale (Sala Baganza)
- Parco naturale regionale dei Boschi di Carrega
- Alluvioni e inondazioni in Italia
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